Embolizzazione dell’adenoma o ipertrofia della prostata

Adenoma o ipertrofia della prostata. Ora si cura con L’EMBOLIZZAZIONE

Cerchi un intervento che ti consenta di tornare al lavoro dopo solo due giorni dal giorno dell’operazione, che non necessiti del bisturi e nemmeno di un punto di sutura? 

Hai sentito che l’intervento chirurgico o il laser alla prostata crei dei rischi alla sessualità e comporti l’eiaculazione retrograda in vescica durante i rapporti e cerchi un intervento non gravato da questi effetti collaterali?  

Vorresti un intervento completamente senza dolore sia durante che dopo l’intervento e tutto con una semplice anestesia locale al braccio come dal dentista?

Approfondisci di cosa si tratta l’Embolizzazione prostatica.

Embolizzazione, una tecnica direttamente dagli USA.

L’embolizzazione è una tecnica mininvasiva  che rientra in una branca chiamata Radiologia Interventistica, ramo a sua volta della Radiologia. 

Ad eseguirla è appunto un radiologo interventista, considerato il chirurgo del terzo millennio perché lavora con strumenti piccolissimi e molto sottili che non richiedono né tagli né bisturi, ma vengono introdotti da un piccolissimo foro nella cute di nemmeno 3 millimetri.

L’embolizzazione viene eseguita attraverso questo piccolissimo forellino e può trattare moltissime patologie sia nell’uomo che nella donna ( prostata , utero, emorroidi, aneurismi, malformazioni vascolari, articolazioni ecc). 

Nella prostata consiste  nell’occlusione delle due arterie prostatiche, una presente nell’ emiprostata  di destra e l’altra nell’emiprostata di sinistra che irrorano la parte di prostata che si è ammalata e che prende il nome di ipertrofia o anche adenoma prostatico . 

In tutto il  nostro corpo,  e quindi anche nella prostata, è presente infatti una vasta e fitta rete di arterie che consentono al sangue di ossigenare i vari tessuti. 

Impedire  al sangue (e con il sangue quindi all’ossigeno) di raggiungere l’adenoma della prostata ( che specificatamente e semplicemente non è altro che un tumore benigno) impedisce a questa piccola masserella tumorale di proliferare e anzi ne riduce in maniera netta sia il volume che l’estensione.

Per consentire al radiologo interventista di curare la prostata mediante embolizzazione  viene utilizzato un  materiale specifico  detto più propriamente “ materiale embolizzante” che racchiude  tante piccole sfere (o microsfere embolizzanti), tutte della stessa forma (sferica appunto) e dimensioni, che il radiologo  inietterà all’interno dei vasi prostatici.

In pochi secondi si assisterà quindi ad una e vera e propria  occlusione  irreversibile permanente  delle arterie che riforniscono l’adenoma prostatico . 

Senza più sangue, l’adenoma prostatico comincerà subito a regredire (insieme ovviamente ai sintomi aggravatisi sempre di più durante la sua crescita nel tempo) nel giro di pochi giorni o settimane.

La tecnica di embolizzazione dell’ipertrofia prostatica

Il paziente, una volta sul lettino operatorio della sala angiografica ( una speciale sala operatoria  dove un macchinario che emette raggi X a basse dosi permette al radiologo interventista  di vedere attraverso un monitor all’interno del corpo del paziente) viene preparato a  livello del polso  nel caso l’intervento venga eseguito entrando da un arteria nell’arto superiore  o a livello inguinale, se il radiologo opta per entrare dall’arteria femorale.

Viene a questo punto inserito un piccolo ago,  previa anestesia locale dell’inguine o dell’arto superiore, la stessa anestesia locale che si fa dal  dentista ( sembrerà incredibile  ma questa è veramente l’unica anestesia  cui il paziente viene sottoposto). 

 Una volta posizionato l’introduttore in arteria femorale comune o radiale ( un tubicino fornito di una  valvola esterna dalla quale il radiologo interventista può inserire i vari cateteri vascolari per raggiungere  le arterie prostatiche)  si avanza da questo un tubicino di plastica piccolissimo, chiamato tecnicamente  catetere vascolare che presenta  dimensioni inferiori alla punta di una penna “Bic”. 

Questo catetere vascolare  viene veicolato (controllando i suoi movimento sul monitor) fino alle arterie prostatiche  destra e sinistra.

Più specificatamente il radiologo prima di entrare nell’ arteria prostatica ( di entrambe i lati)  deve incannulare l’arteria vescicale inferiore sia di destra che di sinistra, vaso arterioso  da cui nascono le corrispettive arterie prostatiche.  

Quando il radiologo avrà avanzato il catetere vascolare  all’interno delle due arterie prostatiche ( generalmente per fare ciò utilizza un  catetere di dimensioni ancora più piccole, strumento  che prende il nome di microcatetere)  il medico è arrivato finalmente al termine del percorso.  

Ora dovrà solamente  iniettare le microsfere embolizzanti attraverso lo stesso catetere in modo che, come sottolineato già in precedenza, è possibile  occludere completamente, oltre che definitivamente, entrambe le arterie prostatiche (per fare chiarezza embolizzare non significa altro che occludere un vaso)

A volte possono essere presenti anche più arterie prostatiche, quindi non solo una per lato. 

Il radiologo interventista dovrà quindi cercare di occluderle comunque tutte.

Al termine di questa manovra, e cioè l’iniezione del materiale embolizzante,  eseguita quindi  sia sul lato sinistro che su quello destro della vascolarizzazione della prostata , l’intervento può dirsi terminato  ed il paziente viene riaccompagnato in corsia.

E’ di estrema importanza  specificare  ancora una volta  che l’operazione di embolizzazione prostatica  è  procedura completamente scevra da dolore e l’anestesia locale viene eseguita praticamente solamente a livello dell’inguine di destra (o a livello dell’arto superiore di sinistra se il radiologo interventista  preferisce quell’ acceso ) che fungerà da punto di entrata per embolizzzare  entrambi i lati della prostata.

La procedura, in centri con ampia esperienza, è agevole e mostra un tempo di esecuzione mediamente pari a circa  richiede una media di 45-90 minuti.

Il paziente è cosciente, vigile e rilassato, perché  non avverte nessun dolore.  

Il dolore è generalmente assente anche  dopo l’intervento. 

Al massimo può essere avvertito  un leggero fastidio in sede prostatica nell’immediato post operatorio. 

La tecnica di embolizzazione dell’adenoma prostatico ( o ipertrofia della prostata,  nome alternativo,  che come già detto è la stessa cosa di adenoma prostatico)  in molti casi non comporta  nemmeno la necessità di posizionare preventivamente  un catetere in vescica  e  richiede una permanenza in clinica  di una sola notte.

Il decorso post operatorio o convalescenza a casa, a differenza delle operazioni chirurgiche tradizionali è di uno o due giorni al massimo.

Il paziente è in grado in molti casi di poter tornare a tutte le sue attività, sia lavorative che sportive, già dopo 24 ore dalla dimissione. 

La fertilità viene normalmente conservata e non si osservano mai quelle temibili complicanze come i sanguinamenti che possono osservarsi solo negli interventi chirurgici veri e propri.  

Come ormai testimoniato da numerose evidenze scientifiche la procedura mininvasiva di embolizzazione della prostata è  considerata sempre di più una grande  rivoluzione nella cura dell’ipertrofia prostatica con associata  un’altissima soddisfazione dei pazienti che si sottopongono a questo piccolo intervento. 

Dopo solo due giorni il paziente riprende tutte le sue attività e già dopo poche settimane può essere evidente una riduzione della sintomatologia dovuta all’ipertrofia prostatica che, nella maggior parte dei pazienti, condurrà all’attuale scomparsa dei sintomi correlati alla presenza della patologia prostatica.

Purtroppo la riuscita dell’intervento di embolizzazione della prostata è strettamente correlato alle esperienza della radiologo interventista.

E’ quindi estremamente importante, per la buona riuscita dell’operazione, affidarsi a centri di comprovata esperienza in particolare riguardo all’ embolizzazione di utero e prostata.

L’intervento, inoltre, è esclusivamente eseguito dalla radiologo interventista e purtroppo spesso, o forse bisognerebbe dire, troppo spesso, lo specialista urologo tende a non consigliarlo riferendo il paziente verso interventi più congeniali alla propria specialità ed al proprio indirizzo scientifico. 

Andrebbe invece tenuto conto che molti pazienti non desiderano essere gravati dopo l’intervento da eiaculazione retrograda, problematica che purtroppo affligge ancora tutti gli interventi eccetto l’embolizzazione prostatica

Sarebbe ovviamente molto più auspicabile una stretta collaborazione dell’urologia con la radiologia interventistica  pertanto allo stato attuale per poter eseguire l’embolizzazione è necessario rivolgersi a reparti di radiologia interventistica; gli unici attualmente in grado di offrire ed eseguire questa innovativa e mini-invasiva procedura al paziente.

Per saperne ancora di più visita il primo sito dedicato esclusivamente all’embolizzazione della prostata

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